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13 dicembre 2021

È il Natale


È il Natale la festa più sentita ed importante dell’anno.
Il Natale con i suoi simboli, tradizioni, ricordi, calore, famiglia...
Ma cosa rappresenta veramente il Natale? 
Cosa si festeggia? 
Cosa è "l'essenziale" di questa festa? 
La nascita di Gesù... è  ovvio! 

Eppure, da decenni, l'aspetto cristiano del Natale, "l'essenziale" è stato stravolto dal consumismo, da un'opulenza esagerata di molti su addobbi, cibo, regali, vestiario, vacanze...
Natale è Natale! Sì certamente. Non sono le tradizioni, contenute e sobrie, da biasimare ma tutto ciò che allontana dallo spirito religioso del Natale o che lo colloca in secondo piano.


Forse questo periodo natalizio 2021, ancora difficile e incerto, smuoverà le coscienze, chissà!
Circondiamoci di quanto possa portare "lo spirito del Natale" intorno a noi, ma dentro, nel profondo del cuore, facciamo che trovi posto solo Gesù.



La festività cristiana ha origini antichissime ed è l'allestimento del presepe l'usanza più diffusa nelle case italiane e nei paesi cattolici del mondo.
Il Natale cristiano si mescola però con le tradizioni pagane e popolari.
Questa unione di usanze si può estendere anche all’addobbo dell’albero di Natale, dove le prime testimonianze di alberi decorati sono state ritrovate in città tedesche intorno al 1500.

Usanze delle popolazioni celtiche del nord Europa, quindi, che in occasione della festa del solstizio d’inverno (giorno più corto dell’anno) festeggiavano, adornando di ghirlande un abete, per propiziare l’avvenire, per celebrare la vittoria della luce solare sulle lunghe notti invernali e la rinascita della natura con la primavera.


L’abete simboleggiava il punto d’unione tra gli dei e l’uomo, tra il cielo e la terra; l’abete sempreverde e le conifere erano considerati simbolo di vita. La fede cristiana si è sostituita a queste usanze, attribuendo all’albero di Natale il significato simbolico della croce. Gli addobbi, nel corso degli anni, non partono soltanto dall’era del consumismo, in quanto densi di simboli e significati.


L’abete sempreverde rappresenta speranza di rinascita, le candele la nuova luce che illumina il mondo dopo il solstizio, le palline e le tante decorazioni, per lo più dorate o argentate, dovrebbero propiziare la ricchezza ed il benessere materiale.
E non possono mancare campane e campanelle per annunciare festa, gioia e gloria.

Luce ovunque per illuminare e trasformare noi stessi; la luce del bene che vince le tenebre, l’amore che supera l’odio, la vita luminosa che sconfigge la morte.


Questa usanza, con l’avvento del Cristianesimo, è diventata il simbolo del Natale, dove lilluminazione dell’albero significa l’illuminazione di Cristo sull’umanità, mentre i doni e le decorazioni simboleggiano la Sua generosità verso l’umanità, ma anche i doni che gli uomini fanno al Bambino Gesù.


La ghirlanda, o corona dell’avvento, ottenuta dall’intreccio circolare di rami sempreverdi, foglie di alloro o rametti di abete (il colore verde simboleggia la speranza, la vita che non finisce), con quattro ceri, può essere appoggiata su un ripiano o appesa al lampadario.


Nel XVI secolo si diffuse tra i cristiani, divenendo un simbolo del periodo che precede il Natale; il cerchio è, fin dall’antichità, un segno di eternità e unità; indica il sole e il suo ciclo annuale senza mai esaurirsi; la corona è inoltre segno di regalità e vittoria, ma vuole indicare anche l’eternità di Dio: cerchio, che non ha inizio e non ha fine, l’immortalità dell’anima e la vita eterna, così come i sempreverdi.
Durante il Tempo dell’Avvento (quattro settimane) ogni domenica, con tutta la famiglia riunita, si accende un cero ed è il più piccolo della famiglia a farlo perché è una tradizione nata per preparare i bambini al Natale.
Ogni cero ha un suo significato: il primo cero dei profeti, il secondo di Betlemme, il terzo quello dei pastori ed il quarto quello degli angeli. Naturalmente l’accensione di ogni cero è accompagnata da un momento di preghiera.


È tradizione, molto comune e apprezzata, apprendere una ghirlanda alla porta d'ingresso per buon auspicio e per dare il benvenuto agli ospiti. Nel periodo natalizio si veste di pigne, agrifoglio, pungitopo, nastri e vari ornamenti.


Nella notte di Natale si accendeva nel caminetto un grosso ceppo.
Il ceppo, di quercia o di ulivo secondo le diverse tradizioni, doveva bruciare fino a Capodanno; per i cristiani, doveva rendere caldo e confortevole l’ambiente in segno di ospitalità per accogliere la venuta del Figlio di Dio. Tradizione molto diffusa, soprattutto in passato, aveva un significato simbolico perché si bruciava il passato e, interpretando il modo di ardere del legno, si potevano cogliere i presagi sul futuro; a volte le ceneri venivano sparse sui campi per garantire buoni raccolti.
In molti paesi il ciocco ha lasciato il posto alla candela di Natale, simbolo di luce e di pace che deve bruciare fino a quando non è interamente consumata.


È a questa antica tradizione che risale l’utilizzo di luci decorative nelle case e nelle strade nel periodo delle feste natalizie, così come l’usanza di confezionare dolci natalizi di cioccolata a forma di tronco d’albero, che non possono mancare sulla tavola di Natale, accanto a panettone, torrone ed altri dolci tradizionali regionali.


Lo scambio dei doni, a Natale, risale agli antichi romani. In occasione dell’anno nuovo al re veniva offerto in dono un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna. Questo rito augurale si diffuse tra la popolazione, con rami di ulivo, fico, alloro che più tardi furono sostituiti da regali vari, le cosiddette “strenne”.


Ogni paese e cultura ha poi le sue leggende su Babbo Natale. A noi piace vestito di rosso, con il pancione e la barba bianca, su una slitta trainata da renne, che distribuisce doni ai bimbi, la notte del 24 dicembre, calandosi dal comignolo... e per bambini ed adulti, è simbolo di generosità e dolcezza.
Il rosso, regale e simbolo dell'amore, è il colore per eccellenza e molto amato per rappresentare il Natale insieme al bianco, simbolo di spiritualità e purezza.


L’agrifoglio, il pungitopo e il vischio sono usati nelle ghirlande, sulle tavole per augurare fortuna. Le bacche rosse dell’agrifoglio sono il simbolo natalizio di buon auspicio, di abbondanza e fecondità.
Il vischio, crescendo in alto sugli alberi e l’essere senza radici ha molto suggestionato gli antichi come dono magico della natura. Regalarlo è di buon augurio ed appenderlo sulla porta di casa, dona pace e serenità.


La Stella di Natale, proveniente dal Messico, entra nelle case nel periodo natalizio grazie al colore rosso vivo delle foglie, per creare la giusta atmosfera: “rosso” colore per eccellenza del Natale. 



12 dicembre 2021

Mercatino di Natale a Strasburgo


A Strasburgo,
 bellissima e tipica città dell'Alsazia
nella Francia orientale, 
si svolge, fin dal 1570, 
uno dei più antichi 
Mercatini di Natale d'Europa.

Nel corso degli anni, 
da poche bancarelle 
di prodotti artigianali
 e per solo pochi giorni, 
si estende, oggi,
nelle piazze e nelle vie 
più importanti del centro storico.
da fine novembre fino a natale.


Tutta la città entra in una magica 
atmosfera di festa, 
con le tante luminarie e decorazioni,
palline, luci, ghirlande... 
tanti chalet in legno 
che espongono decorazioni
 artigianali natalizie...
vin brulé per scaldarsi
e tutt'intorno profumo 
di cannella e spezie!


In ogni angolo della città
spettacoli e concerti 
con musiche 
e canti tradizionali 
rendono più festosa e tipica
l'atmosfera natalizia.


Strasburgo, città affascinante, 
patrimonio di cultura, storia ed arte,
con il Natale diventa
davvero unica e magica.




10 dicembre 2021

Loreto



Il Santuario  di Loreto conserva la parte in muratura della 
Casa terrena della Madonna, a Nazareth
È la parte antistante della Grotta scavata nella roccia, tuttora venerata nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. 

Il Santuario è sorto nel luogo in cui, secondo l’antica e devota tradizione, la dimora di Maria Vergine vi sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli.

Oggi, in base a nuove indicazioni documentali, ai risultati degli scavi archeologici a Nazareth e nel sottosuolo della Santa Casa (1962-65) e a studi filologici ed iconografici, si va sempre più confermando l’ipotesi secondo cui le pietre della Santa Casa sono state trasportate a Loreto, su nave, sembrerebbe per iniziativa della nobile famiglia Angeli che regnava sull’Epiro.

Nel maggio del 1291 i crociati persero definitivamente la Terrasanta, nonostante l’estrema difesa dei Templari e c’era il rischio che i musulmani si accanissero su uno dei principali simboli della Cristianità: la Casa dove Maria ebbe l’Annunciazione, la casa dove Gesù trascorse l’infanzia.

Furono proprio i crociati a trasferirla a Tersatto, nell’odierna Croazia, e poi, la notte del 10 dicembre 1294, presso Porto Recanati in una località di lauri, da cui il nome di Loreto.


Nel suo nucleo originario essa è costituita da sole tre pareti perché la parte dove sorge l’altare dava, a Nazareth, sulla bocca della Grotta.
Le sezioni inferiori delle tre pareti originarie, per quasi tre metri di altezza, sono costituite prevalentemente da filari di pietre per lo più arenarie mentre le sezioni superiori, aggiunte successivamente, non sono autentiche e quindi di minore valore storico e devozionale.


Insieme alle mura della Santa Casa fu rasportata, da Nazareth a Loreto, un’icona dipinta su tavola dal colore bruno tipico delle antiche immagini della Vergine.
All’inizio era quindi venerata non una statua, ma un' antica icona.
Successivamente fu poi sostituita con una statua lignea di abete rosso dipinta ma il fumo delle numerose lampade ad olio, che lungo i secoli arsero nello stretto locale della Santa Casa, diede essa una tinta fortemente scura.


La statua fu poi distrutta nell’incendio del 1921 e venne sostituita da quella attuale, rivestita di un manto detto "dalmatica", che però presenta una tonalità più scura rispetto all’originale.


Il rivestimento marmoreo che custodisce l’umile Casa di Nazareth, è uno dei più grandi capolavori scultorei dell’arte rinascimentale. Voluto dal Papa Giulio II, è stato realizzato da numerosi artisti di quel tempo, su disegno dell’architetto Donato Bramante nel 1509.

Pontefici, santi e personaggi illustri, hanno sostato tra le sue pareti.
É considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno.
Crescono le grazie e i benefici celesti donati a quanti hanno invocato e invocano la mamma celeste con fede.


É a memoria della Traslazione della Casa nazaretana che da quattrocento anni, tra la notte del 9 e il 10 dicembre, sulle colline delle Marche si accendono numerosi fuochi (le fochere), che vogliono rappresentare la fede e la devozione verso la Madonna e l’invito, affinché sosti in tutte le case, a portare speranza e amore.

Santuario è sorto nel luogo in cui, secondo l’antica e devota tradizione, la dimora di Maria Vergine vi sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli. È per questo che la Madonna di Loreto è venerata come patrona degli aviatori.


Dall'ingresso laterale sinisto della Basilica si accede alla "Sala del Tesorodetta anche "Sala del Pomarancio" perché gli affreschi sono di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, eseguiti tra il 1605 e il 1610.
Il soffitto completamente affrescato con intarsi dorati, la luce del giorno dalle finestre laterali, e le luci soffuse, la sera, creano un'atmosfera unica.
Sono affreschi straordinari, unici, coloratissimi che rappresentano episodi di vita della Vergine Maria.

La sala è alta m 11,80, larga m 14 e lunga m 24. 
Fu costruita, e portata a termine nel 1603, dagli architetti Muzio Oddi, Giambattista Cavagna e Ventura Venturi.

Voluta da Clemente VIII per raccogliervi gli ex-voto provenienti dalle famiglie principesche e dalle corti reali di tutta Europa, nonché, nel corso degli anni, da numerosissimi fedeli.
Nelle teche alle pareti è possibile ammirare i doni, ex-voto, numerosissimi e tutti preziosi per ciò che rappresentano quali gesto di fede e ringraziamento.

Al giorno d'oggi la Sala viene utilizzata prevalentemente per Matrimoni e Riti Privati, ma è anche meta di turisti che rimangono sbalorditi dal ricco soffitto.




8 dicembre 2021

L'Immacolata Concezione

"L'Immacolata Concezione"
di Giambattista Tiepolo
1768
Museo del Prado
Madrid


L'Immacolata Concezione è un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX,  l'8 dicembre 1854.
Sancisce l'asssenza del peccato originale sulla Vergine Maria fin dal suo concepimento.


Per la Chiesa cattolica ogni uomo nasce con il peccato originale ma solo Maria ne fu esente in quanto futura Madre di Cristo.

Come avrebbe potuto il Figlio di Dio fattosi uomo, il Messia, essere accolto in un grembo indegno, imperfetto e impuro?


6 dicembre 2021

Santa Claus


Il mito di Santa Claus, o di Babbo Natale comincia con la vita e le opere di San Nicola.
Nato a Patara intorno al 270 dopo Cristo, fu vescovo di Myra in Licia (oggi Demre, città della Turchia).


Tra miracoli e leggende è uno dei santi più amati e venerati in tutto il mondo.
Si festeggia il 6 dicembre, giorno della sua morte avvenuta a Myra, presumibilmente nell'anno 343 e le sue reliquie, sono conservate in parte a Bari, a Dublino in Irlanda e a Venezia.


Si racconta che il santo Vescovo fu molto caritatevole.
Un episodio, sempre ricordato, è quello in cui regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi, oltre ad altri fatti dove dimostrò l'essere personaggio generoso "portadoni" e protettore dei bambini, soprattutto dei più poveri.



Si diffuse così nel Medioevo, in Europa, l’uso di commemorare l'eposodio con lo scambio di doni, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre.
L'usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia.
Tali celebrazioni hanno così dato origine al mito ed al nome di Santa Claus, nelle sue diverse varianti


È il Santa Claus dei paesi anglosassoni, il NiKolaus della Germania e più tardi il nostro Babbo Natale, colui che a Natale porta i doni.
Tra tradizioni e leggende, ogni popolo li ha fatti propri, dove però le caratteristiche fondamentali, restano l'immensa bontà, il grande amore verso i bambini, il difensore amorevole dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie.


Il primo Santa Claus della storia era vestito di verde e indossava una pelliccia.
Poi fu rappresentato come un omone dall'aspetto buono con panciotta, capelli e barba bianca e un sacco pieno di regali per i bambini, dalla poesia attribuita a Clement Clarke Moore in America.


La classica divisa rossa ha invece origine nel 1885, a Boston, dal tipografo Louis Prang quando lo ideó per rappresentarlo in alcune cartoline di Natale.
Più tardi, nel dicembre 1931, l'illustratore Haddon Sundblom creò per la pubblicità della Coca-Cola il Babbo Natale come quello che conosciamo.

È davvero un personaggio unico, sia esso Santa Claus o Babbo Natale, amato da grandi e piccini. 
Ma come si può non credere e non volere bene a Babbo Natale? 
Come non portarlo nel cuore, ricordando le letterine, l'attesa, il mistero, la promessa di essere buoni per ricevere "quei regali" carichi di desiderio, sogno e magia? 
Pensando a Babbo Natale si torna un po' bambini...