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3 settembre 2021

I 7 vizi capitali


I vizi capitali attraggono più delle virtù
Forse perché il virtuoso rappresenta una figura celestiale, quasi non appartenere all’uomo, visto invece in veste più profano, più peccatore, più tangibile… la parte più oscura della coscienza umana, e per questo più seducente.

Infatti i vizi capitali hanno affascinato filosofi, santi, poeti, scrittori; se ne parla nel mondo dell’arte, in quello artistico, sono studiati e analizzati sia nella psicoanalisi, sia in campo teologico.

Fanno la prima comparsa con Aristotele nel 300 a.C., che li identifica comeabiti del male”.
Molti anni dopo, nel 1200, per Tommaso d’Aquino rappresentano l’opposizione della volontà dell’uomo alla volontà divina”.
Nel 1700, per Immanuel Kant, escono dal mondo morale, per fare l’ingresso in quello patologico, non più “vizi”, quindi, ma malattie dello spirito”.

Nel nostro tempo, invece, in veste più contemporanea, sono quelli descritti da Umberto Galimberti in “I vizi capitali e i nuovi vizi”, e quelli da Gianfranco Ravasi in “Le porte del peccato – I sette vizi capitali”.

Vengono chiamati “vizi capitali” perché generano altri vizi, altri peccati, e per questo basta guardarsi intorno.

Se per la Chiesa il peggiore dei setti vizi capitali è la superbia, fare una classificazione ha forse poca importanza.
Potrebbe essere utile, invece, soffermarsi a riflettere…, al di là dell’aspetto cristiano, quale rispetto per se stessi e per il prossimo.


Superbia

Il superbo è colui che ostenta sicurezza, doti superiori, uniche, ed una sorta di narcisismo, sminuendo per emergere le qualità ed i meriti degli altri. È sicuro di sé, non sbaglia mai, e guai a contraddirlo. Ha un atteggiamento sprezzante, arrogante, di chi può sempre e ovunque, tant’è che disprezza regole e leggi. Ma se alcuni sono proprio convinti di essere superdotati, altre volte questo atteggiamento, nasconde in realtà la poca stima di sé, il riconoscere la propria normalità ed il desiderio di essere ciò che invece non si è.


Avarizia

L’avaro si attacca troppo alle cose materiali, accumula al di là di ogni necessità: denaro, beni materiali e quant’altro e, se necessario, anche con mezzi illeciti per impossessarsi di ricchezze. Il possedere lo fa sentire invincibile, accresce in lui il senso di autorità, di potere. L’avidità non conosce limiti, e l’avaro si considera accorto, previdente, oculato, e spesso non basterebbero sette vite per godere di quanto accumulato, ma la generosità è per lui un termine sconosciuto. Si può essere avari anche nei sentimenti.


Lussuria

Il lussurioso ha atteggiamenti travolgenti ed ossessivi di natura sessuale, di puro piacere fisico, amore carnale, perversione. La lussuria diventa un vizio anche quando la carnalità, la concupiscenza, la dissolutezza diventano i principali pensieri, annullando ogni forma di moralità.


Invidia

È la felicità altrui che desta dispiacere e frustrazione nell’invidioso. Invidia di beni materiali, bellezza, successo o quant’altro possa dare felicità. Benessere altrui che mortifica, che crea senso di inferiorità, di impotenza. Talento, capacità, compromesso o colpo di fortuna, poco importa, l’invidia resta, e logora e addolora. Ma spesso stimola l’ambizione: arrivare, fare, per essere come gli altri e, magari, ancora di più, perché chi non è primo non vale nulla.
In ogni caso è sempre una visione distorta del proprio essere, del proprio esistere, perché, guarda caso, si considera solo chi sta meglio e non viceversa.


Gola

Il cibo, nel goloso, va al di là del valore nutrizionale e della sopravvivenza. Bramosia non regolata dalla ragione e ingordigia verso il cibo, abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola. Colui che mangia e beve più del necessario, senza controllo, che mette il cibo in primo piano. Ma pecca di gola anche la ostentata passione per piatti costosi, pietanze raffinate, luoghi di ristorazione dove il lusso e l’abbondanza sono uno schiaffo morale alle migliaia di persone che muoiono di fame.


Ira

Suscettibilità, irritazione, risentimento, rabbia, perdita di controllo che si trasforma in un’esplosione di collera primitiva che, a volte, in modo incontrollabile, si tramuta in violenza. Perdita dell’uso della ragione e conseguente furia brutale ed aggressività, spesso dettati da smania di vendetta, frustrazione, rancore…


Accidia

Caratterizzano l’accidioso la negligenza, la pigrizia, l’ozio, ma anche l’apatia, la mancanza di interessi, il rifiuto di vivere la vita con le sue amarezze e, purtroppo, i suoi rischi. Ogni dovere e responsabilità lasciano il posto all’indifferenza, alla svogliatezza, ad uno stato d’animo cupo, al lasciarsi andare. Impegni considerati di poca importanza che non vengono assolti, e rimandati, spesso, anche per noia, sconforto, malessere o depressione.



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Rubrica "salute & benessere"


1 settembre 2021

"Felicità" di Hermann Hesse


Fin quando dai la caccia 
alla felicità, 
non sei maturo per essere felice,
 anche se quello che più ami
 è già tuo. 
 Fin quando ti lamenti del perduto 
ed hai solo mete e nessuna quiete, 
non conosci ancora cos’è pace. 
 Solo quando rinunci 
ad ogni desiderio 
e non conosci né meta né brama 
e non chiami per nome la felicità, 
allora le onde dell’accadere 
non ti raggiungono più 
e il tuo cuore e la tua anima 
hanno pace.


31 agosto 2021

"La vita è anche un continuo spreco" di Tiziano Terzani



"La vita è anche un continuo spreco. Quante belle persone si incontrano senza che ce se ne accorga; e quante belle cose non si notano sulla via che uno fa ogni giorno, tornando a casa!
Come sempre occorre l’occasione giusta, un qualche caso; occorre qualcuno che ti fermi e che ti faccia prestare attenzione a questo o a quello."


27 agosto 2021

"Tutti i giorni" di Paulo Coelho


Tutti i giorni, con il sole Dio ci concede un momento in cui è possibile cambiare ciò che ci rende infelici.
L’istante magico, quel momento in cui un “sì” o un “no” può cambiare tutta la nostra esistenza. 
Tutti i giorni fingiamo di non percepire questo momento, ci diciamo che non esiste, che l’oggi è uguale a ieri e identico a domani. 
Ma chi presta attenzione al proprio giorno, scopre l’istante magico: un istante che può nascondersi nel momento in cui, la mattina, infiliamo la chiave nella toppa, nell’istante di silenzio subito dopo la cena, nelle mille e una cosa che ci sembrano uguali. 
Questo momento esiste: un momento in cui tutta la forza delle stelle ci pervade e ci consente di fare miracoli.

"Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto"



21 agosto 2021

Rose

Le cose che fai vecchio mio, possono essere bellissime, ma ahimè ahimè, se non le fai con il cuore si vede e si vedrà sempre. Romanticismo non significa regalare rose. Romanticismo significa coltivarle.

Alda Merini


Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos’è, nella sua essenza, una rosa.

Giorgio Caproni


Non sono mai riuscito a capire 
se le belle persone 
abbiano una tendenza innata 
a far crescere le rose 
o se siano le rose 
nel loro crescere 
a rendere belle le persone.

Roland A. Beowne


La rosa ha le sue spine, 
e per questo è la rosa 
il fiore dell’amore.

Arturo Graf


Quando siete in preda 
al pessimismo, 
guardate una rosa.

Albert Samain


Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente! Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere.
Perché è la mia rosa.

Antoine de Saint-Exupéry


È una follia odiare tutte le rose 
perché una spina ti ha punto, 
abbandonare tutti i sogni 
perché uno di loro 
non si è realizzato, 
rinunciare a tutti i tentativi 
perché uno è fallito.

Antoine de Saint-Exupéry

Possiamo lamentarci perché i roseti 
hanno le spine o rallegrarci 
perché i cespugli spinosi 
hanno le rose. 
Dipende dai punti di vista.

Abraham Lincoln



16 agosto 2021

 "La bambina con il palloncino" di Banksy


Una bambina a cui è sfuggito un palloncino rosso a forma di cuore.

È un quadro di Banksy creato nel 2014 e riproduce un murales, uno dei suoi graffiti più famosi, che lo stesso artista fece nel 2002 a Londra. Realizzato con l’uso di uno stencil e vernice nera su sfondo bianco, l’unico elemento colorato che spicca è il palloncino.
La scritta "There is always hope" è un chiaro messaggio di speranza e libertà.


Banksy è definito il più grande street artist britannico.
Moltissimi sono i suoi graffiti e murales sulle mura delle maggiori città del Regno Unito e del mondo.


Il suo nome è però uno pseudonimo, poiché l'artista ha scelto di rimanere anonimo. Ci sarebbero molti indizi su alcuni nomi ma nessuno sembra essere stato confermato.

Ogni opera di Banksy, in qualche modo, è un messaggio contro la violenza, la guerra, il capitalismo, il consumismo, il razzismo, l'inquinamento, lo sfruttamento minorile, il sistema della società contemporanea...

È  un artista molto singolare, 
profondo, provocatorio e ironico.
Ogni sua opera lancia un messaggio
verso una società che non condivide.

L'artista si è sempre opposto alla commercializzazione delle sue opere dichiarando di non condividere l'avidità e la globalizzazione delle multinazionali, cioè la mercificazione dell'arte.


È accaduto un fatto eclatante, davvero singolare, il 5 ottobre 2018, durante un’asta di lotti d’arte contemporanea.
L'ultima opera era “La bambina con il palloncino” di Banksy.
Il quadro era appena stato aggiudicato per un milione di sterline quando all’ultimo colpo di martello del banditore, un meccanismo all’interno della cornice ha tagliato metà del quadro in decine di striscioline, lasciando stupefatti i presenti.


Lo staff di Sotheby’s, una tra le più importanti case d'aste del Regno Unito,  ipotizza che la cornice contenesse un meccanismo di triturazione attivato a distanza. Banksy è riuscito  a dimostrare il suo non aderire ad alcuna convenzione se non con se stesso e la propria arte. Indifferente ad ogni regola e libero di essere Banksy, libero di esibirsi come e quando vuole, così come tutti gli artisti di strada.
Non è chiaro se l’artista fosse presente tra il pubblico.
Certamente quella è l'unica copia semi-distrutta che ha fatto parlare di sé contribuendo ad aumentarne il valore.



15 agosto 2021

15 agosto: Assunzione della Vergine Maria

Ferragosto 
è il nome laico del 15 agosto.
Per la chiesa cattolica,
è invece
l'Assunzione 
della Vergine Maria.

 Si celebra Maria Santissima,
  madre di Gesù, 
che al termine della sua vita terrena 
viene assunta in cielo 
direttamente in corpo e anima.
🤍

Preghiera 

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini, noi crediamo nella Tua Assunzione in anima e corpo al cielo, ove sei acclamata da tutti i cori degli angeli e da tutte le schiere dei santi. 
E noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore che Ti ha esaltata sopra tutte le creature e per offrirTi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore. 
Noi confidiamo che i Tuoi occhi misericordiosi si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre sofferenze; che le Tue labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Tu senta la voce di Gesù ripeterti per ciascuno di noi: Ecco Tuo figlio. 
E noi Ti invochiamo nostra madre e Ti prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale. 
Noi crediamo che nella gloria, dove regni vestita di sole e coronata di stelle, sei la gioia e la letizia degli angeli e dei santi. 
E noi in questa terra, ove passiamo pellegrini, guardiamo verso di Te, nostra speranza; attiraci con la soavità della tua voce per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.


Ecco alcune delle tante pitture
che rappresentano 
l'Assunzione della Vergine Maria 

Guido Reni 

Bartolomé Esteban Pérez Murillo 

Francesco Albani 

Nicolas Poussin 

Nicolas Poussin 

Laurent de La Hyre 




13 agosto 2021

Gino Strada e la guerra



🔸️"Credo che a nessun paese, a nessun popolo, piaccia essere occupato militarmente. Se domani mattina ci svegliassimo con mille militari qui nel centro di Milano, che arrestano, bombardano, sparano, torturano, deportano, uccidono chi vogliono, penso che non saremmo felici. Trovo invece sempre più strano che crediamo che quando lo facciamo noi di andare in altri paesi, quelli devono accettarlo, anzi debbono dirci grazie. E questa è una logica, profondamente colonialista, che ha la politica internazionale."

🔸️"Il terrorismo è la nuova forma della guerra, è il modo di fare la guerra degli ultimi sessant'anni: contro le popolazioni, prima ancora che tra eserciti o combattenti. La guerra che si può fare con migliaia di tonnellate di bombe o con l'embargo, con lo strangolamento economico o con i kamikaze sugli aerei o sugli autobus. La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l'altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi."

🔸️"Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi."

🔸️"Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell'umanità. E penso che il cervello umano debba svilupparsi al punto da rifiutare questo strumento sempre e comunque in quanto strumento disumano."

🔸️"Sono quindici anni che vedo atrocità e carneficine compiute da vari signori della guerra, chi si diceva di destra e chi di sinistra, e non ci ho mai trovato grandi differenze. Ho visto, ovunque, la stessa schifezza, il macello di esseri umani. Ho visto la brutalità e la violenza, il godimento nell'uccidere un nemico indifeso."

🔸️"Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia."

🔸️"Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi."

🔸️"Le guerre, tutte le guerre sono un orrore. Non ci si può voltare dall'altra parte."

🔸️"Fare il chirurgo di guerra mi piace, anzi, non riesco a immaginare un altro mestiere che possa piacermi di più."



"Imparate a far uso della stupidità" di Baltasar Graciàn


Imparate a far uso della stupidità. 
L'uomo più accorto sa giocare le sue carte al momento giusto. 
Ci sono occasioni in cui l'astuzia migliore consiste nell'apparire sciocchi; attenzione, non bisogna esserlo, ma solo apparirlo. 
Non è bene apparire saggio fra i folli né savio tra i lunatici. 
Colui che si atteggia a pazzo non lo è. 
Il miglior modo di essere ben ricevuto da tutti è rivestire la pelle del più ottuso tra i bruti.


10 agosto 2021

Calascio e la sua Rocca


Calascio è un comune italiano della provincia dell'Aquila, in Abruzzo. 
Una piccola comunità di montagna, a 1200 metri s.l.m., dalle antiche origini normanne, che conta oggi solo 133 abitanti (al febbraio 2021).


Sulle montagne che sovrastano il borgo di Calascio, si erge maestosa la Rocca, costituita da un castello e dal borgo medievale adiacente, di cui rimangono una parte parzialmente recuperata ed un'altra con solo alcuni resti archeologici. Si erge ad un'altezza di 1460 metri  s.l.m., ai confini di Campo Imperatore, dove domina il versante sud del Gran Sasso d'Italia; fa parte, infatti,  del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Il National Geographic ha inserito Rocca Calascio tra i quindici castelli più belli al mondo.


Essendo in una posizione assolutamente favorevole dal punto di vista difensivo, in quanto domina su tutto il territorio circostante, ebbe la funzione di controllo e avvistamento.
Fu voluta dal Re normanno Ruggero d’Altavilla nel 1140. Dopo il forte terremoto del 1703, la Rocca e il borgo, vennero quasi completamente abbandonate dalla popolazione che si trasferì nella sottostante Calascio, diventando poi l’unico centro abitato.


È grazie ad un’azione di restauro, avvenuta alla fine del XX secolo, che la parte più bassa del borgo di Rocca Calascio è stata recuperata e trasformata in Hotel diffuso con servizi di ristoro. Della parte più alta e antica invece, quella a ridosso della fortezza, rimangono solo alcuni ruderi.


Le potenzialità di questi luoghi non potevano essere celate. Era necessario e doveroso far rivivere il territorio con le sue bellezze uniche, dal fascino antico; un territorio dove il tempo sembra essersi fermato.
Immersa nella natura selvaggia, con vista spettacolare sulle principali catene montuose degli Appennini e il Gran Sasso, è una meta turistica tra le più apprezzate dell'Abruzzo.
È per questo che registi italiani e stranieri hanno scelto Rocca Calascio per diverse ambientazioni dei loro film (Ladyhawke, Il nome della Rosa...)


Nelle vicinanze della rocca, lungo il sentiero che porta a Santo Stefano di Sessanio, si incontra la chiesa di Santa Maria della Pietà un piccolo tempietto risalente al 1596.
L'edificio presenta una pianta ottagonale sormontata da una cupola a otto spicchi; all'interno è possibile ammirare una raffigurazione della Vergine miracolosa e una scultura in pietra raffigurante l'Arcangelo Michele. 



Per visitare la Rocca,  occorre camminare per circa 30/45 minuti a piedi, dopo aver lasciato l'auto all'inizio dell'antico borgo di Calascio. 
È in gran parte in salita per cui si consigliano scarpe comode o da trekking.



📷 Foto 
di Marco Perozzi 

7 agosto 2021

"Lentamente muore" di Martha Medeiros 


Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia di vestire un colore nuovo, chi non parla a chi non conosce. 

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero al bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente, chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore, chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.




5 agosto 2021

Il Duomo di Sant'Emidio


La cattedrale di Ascoli Piceno è una delle tante bellissime chiese della città.
Si affaccia, nel centro storico, con il Palazzo dell'Arengo a Piazza Arringo.
Dedicata, in origine, a "Maria - Madre di Dio", divenne poi per gli ascolani il "Duomo di Sant'Emidio", perché è lì che riposano le spoglie del santo, patrono della città e protettore dal terremoto.

Sant’Emidio, martire d’origini tedesche, visse nel IV secolo e fu il primo vescovo della città. 
Ostinato e fedele al suo credo, fu instancabile predicatore che convertì, battezzò e guarì molti pagani di quel tempo. Tuttavia il suo operato non venne accettato dall'allora prefetto Polimio, avverso al diffondersi della religione cristiana.
Fu un grave affronto per il prefetto l'ignorare la richiesta di fare proselitismo, il rifiutare il matrimonio con la figlia Polisia, il convertirla e battezzarla tanto che ne ordinò la decapitazione. Giovanissimo, appena trentenne, Emidio morì martire il 5 agosto 309 mentre Polisia si rifugiò sul monte Ascensione e lì scomparve in un crepaccio. 
Accadde che dopo essere stato decapitato il santo si recò a piedi, portando tra le mani la sua testa, verso il luogo dove aveva fatto costruire un luogo di preghiera.
Le spoglie del santo furono tumulate nel piccolo tempietto di Sant'Emidio alle Grotte.
Si racconta che le sue spoglie siano state individuate, molti anni dopo, grazie alla presenza di una pianta di basilico che cresceva all'interno della sepoltura ipogea della necropoli.
Intorno al Mille, le spoglie furono poi trasferite e conservate,  dove sono ancora oggi, nella cripta sotterranea del Duomo detta "Cripta di Sant'Emidio". 

Realizzata nella metà dell’XI secolo per accogliere le reliquie del santo, l’attuale aspetto della cripta si deve ai lavori dei primi del 1700, affidati a Giuseppe Giosafatti.
Ambiente quadrangolare, ripartito in sette piccole navate, diviso da 63 colonne (di cui 28 in marmo rosso di Verona, le altre in travertino), in cui troneggia la scultura, in marmo bianco di Carrara, del battesimo di Polisia, opera (1730-34) da Lazzaro Giosafatti.

È il sarcofago romano del IV secolo che custodisce le reliquie di Sant’Emidio insieme a quelle dei suoi compagni.


Dalla cripta è visibile l’accesso ai cunicoli, probabilmente del XV secolo. Utilizzati inizialmente come luogo di sepoltura, furono poi ampliati e utilizzati come camminamenti sotto la città.
 
Il duomo, costruito intorno al V secolo d.C. a partire da preesistenti costruzioni civili dell’antico foro romano, ha subito negli anni diversi interventi di ristrutturazione e ampliamento; la facciata fu realizzata, tra il 1529 ed il 1539, su disegno di Cola dell’Amatrice. 

A fianco della cattedrale si erge il Battistero di San Giovanni, esempio di architettura religiosa romanica.

Il duomo di Ascoli Piceno è in stile romanico-gotico, su pianta a croce latina, con tre navate divise da sei pilastri ottagonali. 

Il presbiterio è sopraelevato, come tutto il transetto. Quest’area della cattedrale ha subito varie modifiche nei secoli. L’originario accesso alla cripta, attraverso una scalinata centrale in asse con la navata centrale, fu modificato nel XVI secolo con due scalinate nelle navate laterali.


L'altare maggiore del XIII secolo, con colonne in marmo nero, è sormontato dal ciborio ligneo eretto nel 1895 su disegno dell’architetto Giuseppe Sacconi. Le quattro edicole d’angolo accolgono le statue dei Dottori della Chiesa. Le statue poste nelle sovrastanti nicchie frontali sono invece quelle dei quattro evangelisti. Tutte le sculture del ciborio sono opera di Giorgio Paci. L’insieme dorato, un misto di gotico e bizantino, si staglia plasticamente sullo sfondo della cupola.
Alle spalle dell'altare è collocato il coro ligneo realizzato nel 1448 da Giovanni di Matteo. In stile gotico e in noce intagliato.


Ai lati dell’altare maggiore si aprono due cappelle. 
A sinistra, la Cappella della Madonna delle Grazie, interamente rivestita di mosaico su disegno del parmense Carlo Mattioli, eseguito dalla Bottega del mosaico di Ravenna nel 1961 su commissione del vescovo Marcello Morgante. Rappresenta papa Giovanni XXIII e la proclamazione della Madonna delle Grazie a patrona della città di Ascoli.

Il dipinto a tempera, raffigurante la Madonna delle Grazie, racchiusa in una cornice barocca in legno dorato, opera di Pietro Alemanno. 
A lui fu chiesto, nella seconda metà del 1400, di riprodurre l’immagine dell’antica Madonna donata al clero da Nicolò IV, papa ascolano del XIII secolo, che la tradizione voleva dipinta da San Luca Evangelista, andata purtroppo distrutta da un incendio.


A destra si eleva la Cappella del Crocifisso che prende il nome dall’opera lignea del XV sec di scuola marchigiana.

Il polittico del Crivelli
qui momentaneamente
incompleto e non 
nella sede originale



Sulla navata destra, prima della scalinata, c'è la Cappella del Santissimo Sacramento, aperta al culto nel 1838.
Qui è possibile ammirare il "Polittico di Carlo Crivelli".
Commissionato dal vescovo Prospero Caffarelli, nel 1473, è  considerato un vero capolavoro di particolare bellezza.
Il polittico è a tre registri. 
In quello centrale troviamo una Madonna col Bambino in trono e quattro immagini laterali con santi a tutta figura: da sinistra San Pietro Apostolo, San Giovanni Battista, Sant’Emidio e San Paolo.