Ve le ricordate le enciclopedie degli anni '60-'80, vendute porta a porta?
Treccani (solo per pochi),
UTET, Motta, Conoscere,
I Quindici, Il Milione...
e tante, tante altre.
Tutti in casa ne avevano almeno una.
L' abilità dei venditori, istruiti a puntino, era nel riuscire a proporle come indispensabili nel percorso di studio dello studente.
Non si può negare che avessero un certo fascino: rilegature in pelle, scritte dorate di pregio o colori e immagini accattivanti in quelle per i più piccoli.
E l'odore della carta stampata nuova di zecca?
E l'mportanza e l'eleganza che riuscivano a dare anche alle più scialbe delle librerie?
L' enciclopedia entrava a far parte della famiglia acquistando un valore particolare, un mezzo necessario per raggiungere "quel pezzo di carta" che poi avrebbe aperto una porta nel mondo del lavoro.
Così dicevano.
E che tenerezza ricordare i sacrifici dei genitori che, seppur a rate, sostenevano la spesa dell'acquisto, speranzosi di crescere un genio.
Ma a conti fatti, restavano lì in bella mostra, consultate e lette ma mai abbastanza, perché noi preferivamo andare in biblioteca, con gli amici, a "fare le nostre ricerche"!
Oggi solo i veri amatori le apprezzano, lì, in bella mostra, ancora sugli scaffali delle librerie negli studi o in salotto.
Per altri le considerazioni sono:
"Nessuno più le consulta",
"Sono ormai obsolete",
"Non sono aggiornate..."
"Molte cose sono cambiate",
"Ora c'è Google o vari siti specifici",
" Più comodo e veloce il web",
"Pesano troppo, che fatica consultarle",
"Prendono solo polvere",
"Non abbiamo spazio"
...
Oggi si trovano in vendita on line o nei mercatini per pochi euro. Neppure amici, biblioteche o centri ricreativi sono interessati ad averle, anche se regalate.
Qualcuno ha anche il coraggio di gettarle nei cassonetti per carta e cartone (con mia profonda amarezza).
Davvero il tempo può declassare o mandare in disuso molti oggetti tanto quanto il tempo che passa può renderne altri preziosi e di valore.