Viene da dire "Mi sta prendendo la mano, quasi, quasi, disattivo il mio account!"
Stiamo parlando di Facebook.
Non so quali fossero gli obiettivi, i contenuti e le reali aspettative di Mark Elliot Zuckerberg, genio dell'informatica e genio imprenditoriale quando, qualche decennio fa, mise a punto questo colosso del social network.
Facebook che, oggi, è diventato una sorta di diario per molti.
Si inizia la giornata con un buongiorno, si chiude con la buonanotte, nel “durante" non mancano foto di albe, tramonti, passeggiate, ristoranti, vacanze, torte appena sfornate, abiti e scarpe nuove, ecc., ecc., sempre conditi da selfie di me, di te, con amici, con il cane, il gatto e dintorni.
Non può mancare il programma che vedi, la canzone che piace, la citazione che ti rispecchia, lo stato d'animo esternato con una frase, gli auguri di compleanno, le condoglianze, i ringraziamenti, le condivisioni, il commento impulsivo e le decine e decine di Like.
Su Facebook trovi di tutto.
Notizie interessanti, altre volte noiose e spesso patetiche, notizie fake o vecchie come il cucco, video, crudeltà a non finire e altrettanta compassione da far sembrare tutti santi.
Cose da vendere e da comprare, ricordi, citazioni, oroscopi, preghiere... e tanta, tanta pubblicità, troppa, inserita spudoratamente in articoli che rifiuti di leggere al quinto “continua".
Poi politica, rimbotti e sottile ironia, fino ad aperta battaglia per denigrare la fazione opposta.
Commenti, dove ognuno dice la sua, spesso faziosi, velenosi, da sapientoni e fuori luogo; interminabili chat da conferenza, dove la diatriba lascia a tutti l'amaro in bocca. Tanti sapientoni, appunto, e tanta, tanta cattiveria e ignoranza.
Siamo soliti, inutile nasconderlo, che ogni post strappa un commento, se non con una faccina, solo con qualche pensiero, spesso malizioso, che resta lì, quale semplice considerazione.
"Però è ingrassata",
"Ma questa non invecchia mai",
"Ancora in vacanza?!",
"E basta con la politica!",
"Ma questi due sempre Giulietta e Romeo",
"Che noia!", "Sa tutto lui...",
"Avresti fatto più bella figura se non commentavi",
"Fidanzata, sposata, separata, chissà?",
"Ma che fine ha fatto, non pubblica più da mesi?",
"Questo è amico di quello, non l'avrei mai immaginato",
"Questa ci prova?!"
...
È notte.
Ancora una sbirciatina, un post, un commento, se mi va, ancora qualche Like, se non altro per contraccambiare.
E così si va avanti, con profili e biografie che sembrano curriculum vitae, aggiornamenti di situazioni sentimentali, storie, informazioni di ogni genere.
Per non parlare dei numerosi falsi profili e profili muti. Non pubblicano nulla, o saltuariamente, ma hanno occhi per vedere, controllare, criticare e stalkerare in anonimato.
Ecco questo è Facebook, molto approssimativo, non lo nego, viste le mille sfaccettature che può avere un social network.
Non si può negare che è bello poter comunicare con gli altri, condividere, ritrovare vecchi amici, parlare di sé, raccontarsi ma la generazione di Facebook, e di altri social media, sta cambiando le nostre menti, il nostro tempo, i nostri rapporti con gli altri, il nostro modo di comunicare.
Noi ci siamo dentro.
Si è popolari se hai molti consensi, centinaia "Mi piace", "Amici" e "Followers" e se così non fosse, si va in crisi.
È un circolo vizioso con molto potere che manipola, condiziona, influenza il pensiero collettivo, eppure, nonostante si capisca che siamo in balia di un sistema che domina, ne siamo attratti, si ha la sensazione di appartenere ad un gruppo che vale, che conta, non ci si sente emarginati ma, più che unire, divide.
Un mondo virtuale che riesce a tenerci incollati ad uno smartphone per ore.
"Noi", di conseguenza, sempre più spiati, seguiti e controllati: dati, abitudini, spostamenti, gusti, pensieri...
Il mondo del web è questo.
Facebook fa tendenza e non si può restarne fuori, non più a quanto pare, almeno fino a quando la mente di Zuckerberg, o di qualche altro colosso informatico, non crei qualcosa di nuovo.
È pur vero che molti non si avvicinano al mondo dei social e, allo stesso tempo, molti ne sanno gestire l'appartenenza con discrezione, intelligenza e giuste regole.
Perché il pericolo, anche qui, è dietro l'angolo.
Perché mai dovremmo far sapere ad altri tutto di noi?
Sarebbe meglio evitare di pubblicare informazioni molto personali e foto, video, luoghi che coinvolgono persone che potrebbero non acconsentire alla pubblicazione o che possano minare i rapporti di coppia.
Fragilità e ingenuità sono terreno fertile per persone senza scrupoli e gang organizzate: dalla semplice violazione della immagine e della privacy, fino all'adescamento, l'inganno, il ricatto emotivo, la truffa sentimentale, la richiesta di denaro e quant'altro.
Se a pagare sarà la nostra privacy, il nostro nome, il nostro essere... saremo solo noi i responsabili per averne fatto un cattivo uso.
"Molte persone
usano i social network
non per unire
e per ampliare i propri orizzonti,
ma piuttosto, per bloccarli
in quelle che chiamo
zone di comfort,
dove l’unico suono che sentono
è l’eco della propria voce,
dove tutto quello che vedono
sono i riflessi del proprio volto.
Le reti sono molto utili,
danno servizi molto piacevoli,
però sono una trappola."
Zygmunt Bauman
Querol - 2016