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10 settembre 2016
18 luglio 2016
Impressionismo
Claude Monet |
nacque a Parigi
nella seconda metà dell’ottocento.
Si diffuse anche in Europa,
ma il movimento
ebbe breve durata:
terminò, infatti,
nei primi anni del ‘900.
L’impressionismo trae origine
da una famosissima tela di
Claude Monet:
“Impressione:
Levar del Sole”:
tela nella quale Monet
ha catturato l'istante dell'alba
in cui il sole si rispecchia
nell’acqua.
Colore e tecnica pittorica
sono davvero nuovi.
È così chiamato
perché il nuovo stile della pittura
vuole essere l’espressione
di ciò che colpisce
in quel momento.
I colori, le luci, le ombre,
l’impressione, l’emozione
che l’artista coglie...
l’attimo che percepisce
e che immortala
con tocchi di colore...
colore intenso...
non in senso assoluto...
la pittura basata sul contrasto
tra colori complementari.
Il tutto, rispettando la verità
e restando fedeli alla natura.
La vita all’esterno,
i momenti della quotidianità.
Visioni ed emozioni
che provengono
dall’ambiente in cui è avvolto,
un’ istantanea carica
di autenticità.
I post impressionisti
aggiunsero a questo,
una tecnica di pittura
più attenta, definita...
uno stile più personale.
Berthe Morisot Young Girl Putting on Her Stockings |
Berthe Morisot - Femme à sa toilette |
Pierre August Renoir - La loge |
Pierre August Renoir - Mouline de la Galette |
Claude Monet - Impression soleil |
Edgar Degas - Dancer on the Stage |
Alfred Sisley - Flood at Pont-Marley |
Alfred Sisley - Neige a Louveciennes |
Camille Pissarro - La Route de Louveciennes |
Camille Pissarro - Boulevard Montmartre |
Édouard Manet - Bar aux Folies Bergère |
Édouard Manet - Au cafè |
Childe Hassam - Rainy Day |
Childe Hassam - Champs Elysées |
9 luglio 2016
Ma quanto ci piace Henning Baum!!
Attore tedesco interprete
di numerosi film per la TV,
Henning Baum
meglio conosciuto come
Mick Brisgau
della serie tv
Last Cop
– L’ultimo sbirro.
Nei panni di Mick
ci sta a pennello.
ci sta a pennello.
Questo armadio di uomo,
dall'aspetto ruspante
e dal fare
schietto,
a volte irruento, burbero,
ma di una tenerezza unica.
Un
bell'omone,
molto, molto tenero.
molto, molto tenero.
Con
occhi e sguardo
davvero unici !
davvero unici !
20 maggio 2016
Fortuna che c’è Facebook (si fa per dire...)
Ho la vaga sensazione che trascorrere ore ed ore al computer, al tablet o al cellulare per Facebook, Twitter, Blog personali o altri social network sia dettato da quel bisogno inconscio di amore, di attenzione, di partecipazione; di quel legame primordiale, biologico, che ci lega ad un altro essere.
Quel cordone ombelicale, con il resto del mondo, che non vorremmo mai tagliare, quando invece la vita frenetica e la stanchezza ci tolgono il tempo e la giusta propensione verso gli altri, senza poter vivere, di conseguenza, i momenti della giornata in modo totale sotto l’aspetto emotivo, o comunque non abbastanza o nel modo desiderato.
Gli esseri umani, non possiamo negarlo, sono molto, ma molto vari. Ci sono i saccenti, i facoltosi, i frustrati, i depressi, i timidi, gli ambigui, i solitari, gli emarginati, gli sfigati, i complessati, i perseguitati, i delusi, e così via... e relazionare con altri, oltretutto, non è sempre facile.
Ed ecco, invece, che attraverso Facebook, Twitter, Blogger o altri servizi di rete si può entrare in scena, restando se stessi o creandosi un personaggio, ed avere amici, follower e lettori senza fine.
Si può creare un’altra identità, si può barare, si può giocare appropriandosi di una natura non propria (indole, sentimenti, cultura, aspetto fisico…); si può entrare nella vita privata degli altri, nelle vicende più o meno personali: cosa si fa, cosa si pensa, dove si va, dove si è stati... foto, immagini, pensieri, dediche …
Privacy ? Ma chi se ne fotte ! Si è tutti sulla stessa barca! Io so di te, tu sai di me.
Un “grande fratello” potremmo dire. Apro la mia vita privata a te... e fa il giro del mondo.
Ci si diverte così. È un gioco, una passione che prende e che intriga.
In un certo senso una sorta di rivincita verso tutti e tutto. Finalmente si può condurre il gioco come si vuole, dietro un monitor o uno smartphone si fa, si dice e si mostra ciò che si vuole. Direi che in qualche modo cresce l’autostima perché ci si sente importanti. La possibilità di apparire e di mostrare la parte migliore di sé inorgoglisce non poco.
E dietro questo gioco sottile, che attira come una calamita, vitale come l’ossigeno, c’è un immenso bisogno dell’altro, c’è la necessità di confermare che
“SI È ”, una sorta di club di “auto-aiuto”.
Non si è il solitario, non si è l’emarginato o lo sfigato… “SI È ”, e se ne ha la riprova ogni momento che si desidera.
Si fa parte di un sistema che annulla ogni distanza, avvicina tutti come una grande famiglia, seppure in modo virtuale.
Condividere, partecipare, sorridere, imprecare, offendere, obiettare, consolare, sostenere..., secondo le circostanze e gli eventi, uno scambio a due, tre, migliaia... vicini, lontani, oltreoceano...
Così che quel cordone ombelicale che sembrava ormai dissolto, creando quella sorta di profondo abbandono in questo mondo, dove tutto è in corsa e dove ognuno sembra pensare solo a se stesso, “SI È ”, si fa parte del microcosmo, che a sua volta si amplifica e cresce, lega, e si allarga sempre più.
Giusto o sbagliato il modo di approcciarsi o di relazionare, questi sono i nostri tempi. Ogni generazione, nel bene e nel male, volente o nolente, vive il tempo che è.
Gli indiani mandavano messaggi di fumo, gli indigeni segnali con i tamburi…
In tutto questo, l’essenziale è che ogni cosa sia sotto controllo, e che il meccanismo non prenda il sopravvento e prevarichi i presupposti sanciti all’origine del sistema, perché in questo caso la faccenda potrebbe nuocere a qualcuno.
E tutto, con un solo clic, in una frazione di secondo!
15 maggio 2016
La vita può regalare sorprese inimmaginabili
Nella tua vita hai a
che fare con cose piacevoli, devi ammetterlo, ma molte volte hai anche a che
fare con beghe, circostanze o traversie, più o meno spiacevoli e dolorose.
In certi momenti sembra
proprio che la sfiga ti cammini dietro come un ombra.
Anzi, potresti dire
che ti preceda quasi a farti strada verso la sventura.
Sei solito ripetere:
“Non me ne va bene una, a me !”.
“Non me ne va bene una, a me !”.
Oppure, come dice un
vecchio detto:
“Se mi mettessi a fare cappelli gli uomini nascerebbero senza testa”.
“Se mi mettessi a fare cappelli gli uomini nascerebbero senza testa”.
O magari,
come disse Boris Macaresco:
“Se il denaro crescesse sugli alberi a me capiterebbe un bonsai”.
“Se il denaro crescesse sugli alberi a me capiterebbe un bonsai”.
E, se
ancora più esasperato:
“Faccio la valigia e abbandono tutto”.
“Faccio la valigia e abbandono tutto”.
Se poi
vogliamo metterla sul tragico:
“La voglio fare finita”.
“La voglio fare finita”.
E cresce
il tuo malessere. Le tue frustrazioni appaiono al rallentatore per ferirti
ancora di più, la tristezza pervade ogni cellula del tuo corpo fino a diventare
un tormento, un dolore... uno strazio che lacera il cuore.
Ma non sei
solo. Non solo tu soffri. Non sei solo tu lo sfigato.
Dietro la parvenza di felicità di un amico, di
uno sconosciuto, di una star può esserci inquietudine, dolore profondo, magari
camuffato da spensieratezza, magari da ricchezza in denaro ma è solo un
abbaglio.
La vita
dà, ma può togliere.
Può darti
poco ma, tutto ad un tratto, darti molto.
La strada
della tua vita è lunga e solo al termine di questa sarà possibile fare un
bilancio.
È così che va la vita.
È cosi il percorso
terreno di ogni essere.
Ieri, oggi e domani la tua esistenza avrà
alti e bassi.
Benedire e godere dei momenti buoni, vivere
i momenti bui con fede e speranza di tempi migliori... e andare avanti.
Già la vita è un dono di grande valore.
Non
è il caso di distuggere questo dono per nessun motivo al mondo.
E non c’è
solo il buio davanti.
La vita
può regalare
sorprese inimmaginabili.
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