Sono del parere che
i concetti per cui si segua la dieta “vegetariana” o “vegana”, o altri modelli
dietetici che escludono dall’alimentazione ogni qualsivoglia alimento, debbano
andare oltre la morale professata con l’intento di cambiare il mondo.
Non serve
nascondersi dietro un falso moralismo per salvare gli animali. Gli animali
vengono uccisi, o maltrattati non solo per cibo, ma anche per ricavarne
pellicce, pelli, piume, avorio, grasso, o motivi ancora più disdicevoli, per
divertimento o sport.
E allargando
gli orizzonti, pensiamo a quale sofferenza estrema vanno incontro gli animali
negli allevamenti intensivi e in che modo vengano poi abbattuti.
E gli
animali nei circhi? Lontano dal loro habitat, chiusi in gabbie e costretti ad
entrare nel ruolo di attori per regalare divertimento agli umani. E cosa dire
delle prede vive, somministrate ad animali carnivori allevati in casa in teche?
E
gli animali abbandonati o maltrattati dai loro padroni?
Per queste ragioni
ogni protesta è lecita, doverosa e dovrebbe essere radicale. Ma pensiamo
davvero che solo non mangiando alimenti di origine animale si risolva lo stato di cose?
E cosa pensiamo ci
sia nelle scatolette o nelle crocchette per cani e gatti? Faremmo diventare
vegani anche loro?
Come si fa a dire al leone che non
deve sbranare e mangiare la gazzella? O al coccodrillo di lasciare la sua
preda? O ai grandi pesci dell'oceano di sostituire i pesci piccoli con delle
alghe marine?
Per quanto riguarda la crudeltà dell'uomo verso
gli animali è certamente tutt'altra cosa.
Crudele per indole, per necessità,
per profitti personali o per cultura della stirpe di appartenenza. E tutto
questo non perché debbano finire nel piatto.
Uomini spregevoli, tanti, troppi, smisurati.
Ma da dove si può cominciare questa battaglia?
Con
chi? Come?
E mi allargo al
tema “salute”.
I vegetali di cui
un vegetariano/vegano deve alimentarsi sono forse più sani di un petto di
pollo? Gli OGM, i diserbanti, i concimi, i pesticidi, le terre coltivate
inquinate, e poi la produzione, lo stoccaggio, la conservazione..., anche nel
mondo dell’agricoltura c’è purtroppo disonestà, interessi personali o collettivi a iosa.
Dal punto di vista
nutrizionale per l’uomo è inutile millantare che una dieta anche senza alimenti
di origine animale sia completa, perché non lo è.
Una dieta bilanciata per l'uomo è il risultato del giusto
equilibrio di tutti i principi nutritivi, derivanti dal mondo animale e
vegetale.
Vale la pena ripetere che sono gli eccessi e le
carenze che fanno male. Si mangia in modo scorretto oggi, a prescindere.
In entrambi i casi, sono davvero deleteri se attuati
per lungo termine, e le patologie dei nostri giorni ne sono la testimonianza.
Fin dalla preistoria l’uomo si nutriva di bacche,
radici, tuberi, frutta, ma anche di carne di piccoli animali.
È la nostra dentatura e il nostro apparato digerente
che lo confermano. Sono strutturati oggi come allora.
L’eliminare dai
nostri piatti pietanze di animali uccisi è certamente condivisibile quale
concetto personale, di cui ognuno porta avanti le proprie ragioni in modo
esemplare: per motivi etici, perché generano avversione, o semplicemente perché
i cibi e prodotti carnei non piacciono.
Scelte queste degne certamente di ogni
rispetto.
Restano comunque
cibi che esistono, ed il loro consumo è del tutto in linea con gli equilibri
della natura.
In natura vi è un equilibrio. Si nasce e si muore, si
cresce e ci si trasforma.
Nel mondo vegetale così come nel mondo animale.
Equilibrio, appunto!
Anche nell'alimentazione
dell'uomo, dove ogni eccesso e ogni difetto ha da far discutere. Ma ancor
prima fa discutere ogni sofisticazione, ogni frode, ogni manipolazione fatta
contro natura.
Ma non si può dimenticare che la nostra vita,
salute compresa, è condizionata dai nostri tempi.
Oggi le Multinazionali controllano il monopolio
globale, compreso quello dell’alimentazione (allevamenti, agricoltura, pesca,
industria, distribuzione, pubblicità...).
Che poi, se per alcuni il “problema” si pone,
per altri non esiste proprio. Purtroppo nel mondo non c’è coerenza, e c’è tanta
disparità. C’è chi di carne si abboffa e chi non ricorda o conosce neppure il
sapore.
Potremmo davvero credere
che la propria scelta alimentare e il portare avanti la propria causa in favore degli animali, possa essere sufficiente e determinante per risolvere tutto questo? No davvero, perché si dipende da altri. Da altri, anche se
coltiviamo, anche se alleviamo..., da altri soprattutto quando acquistiamo.
Ogni nostra scelta è purtroppo condizionata da chi
ha in mano le sorti del mondo, da altri che non la pensano allo stesso modo.
Ogni battaglia va fatta fino in fondo ed è giusto che ognuno abbia le proprie convinzioni ma ogni estremismo è deleterio.
Resta comunque una lotta impari verso tutto e tutti... e non solo dal punto di vista
alimentare.