La storia non sempre insegna. Tutto ciò che riguarda il
genere umano (eventi, calamità, esperienze...) dovrebbe rappresentare un patrimonio, da cui attingere per
migliorare la condotta delle generazioni future.
Ma spesso non è così.
Ogni generazione vuole procedere guardando avanti, lasciando il passato alle spalle, senza trarne alcun insegnamento, quasi che il
presente faccia parte di un'altra dimensione.
Quasi che l'era che si sta
vivendo sia immune da fatti avversi.
Circostanze causate dall'uomo, dalla
natura, dal fato, poco importa. Sembra che a noi, oggi, non possa accadere
nulla, o quanto meno nulla che non possa essere controllato. Atteggiamento di presunzione
alquanto consueto oggi.
Ma non può essere così.
Non è così.
Perchè l'uomo non è
cambiato. Perchè la natura non è cambiata. E potremmo dire che, sotto certi
aspetti, sono anche peggiorati.
Prendiamo ad esempio le vicende attuali del terremoto, nel nostro paese.
Ascoltando i notiziari in TV, leggendo i quotidiani, ascoltando gli studiosi
del settore, i sismologi, i geologi, i politici, chi governa la nostra Italia, beh,
francamente, sembrano davvero usciti da un sonno profondo, dove al risveglio ( guarda un po' ! ) si sono accorti che la
nostra penisola è tutta, più o meno, considerata un territorio fortemente a
rischio sismico.
Eppure è dall'antichità che si susseguono terremoti e sono davvero poche le zone risparmiate.
Regioni quali l'Abruzzo, la Sicilia, la Calabria, il Molise, la Basilicata,
l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo, il Lazio, la Liguria, il Friulì, il Piemonte, l'Emilia Romagna, il Veneto .... ricordano un qualche terremoto, più o meno disastroso, più o meno violento, con poche vittime così come migliaia di vittime.
Nel 400, nell’800, nel 1100, nel 1300, nel 1400, nel 1700 e
così via, si sono succeduti terremoti devastanti.
Ogni secolo, la nostra Italia
ha ricordato eventi catastrofici, così come il terremoto del 2 febbraio 1703 che
colpì L’Aquila e causò 6.000 morti, così come quello del 5 febbraio 1783 a Reggio Calabria e Messina con circa 50.000 morti, e quello del
28 dicembre 1908 a Messina e Reggio Calabria con 100.000 vittime, e ancora il 13
gennaio 1915, in zona Marsica –Avezzano- Abruzzo con più di 30.000 vittime.
Senza contare gli altri terremoti di pari o minore entità in altre zone della
nostra penisola.
Cosa ci si chiede, dunque ?
È
stato fatto abbastanza per tutelare la popolazione? Si è tenuto conto che
tutti noi Italiani viviamo su un terreno ballerino? Le autorità si sono
dimostrate competenti e attente verso queste problematiche? O, come sempre, hanno
prevalso gli interessi di pochi, le speculazioni, l’immoralità di ognuno, il
menfreghismo di chi ha in mano il nostro paese, le istituzioni che hanno sottovalutato gli
allarmi e le comunicazioni dei sismologi?
Non
è colpa della natura.
La natura si è presentata da tempo. Non ci fa sorprese. Dovremmo conoscerla.
E dovremmo conviverci sapendo che potrebbe accadere di tutto. Mai
sottovalutarla. Mai sfidarla.
Vedi il disboscamento, le deviazioni dei corsi
dei fiumi, le costruzioni in zone a rischio o non a norma ...
Quante volte l’uomo
paga per le proprie condotte errate?
“Chi è causa del suo mal pianga se stesso” dice
un vecchio proverbio.
Che
forse non servirà per prendere consapevolezza dei nostri limiti ?!
Giovanni Gregori, geofisico del CNR, in un’intervista riguardo il terremoto
dell’Emilia Romagna, ha detto:
“ La penisola italiana si sta riorganizzando dal
punto di vista geologico, succede con tempi secolari. In questa zona terremoti
di questa intensità si sono registrati mezzo millennio fa. L’Italia è come una
sbarra rettangolare compressa dall’Africa, nel giro di qualche decina di
milioni di anni verrà schiacciata alla penisola balcanica. Ha dei punti di
attrito che periodicamente si rilasciano. Le zone con maggiore sismicità sono
quattro: Irpinia, l’Aquilano, l’Umbria e il Friuli. C’è da augurarsi ci siano
tante scosse, più è il numero, meno l’intensità e la quantità che si accumula ”.
Ed il professore Enzo Boschi, geofisico, ordinario di Sismologia all’Università
di Bologna, aggiunge: “ Il fenomeno può continuare senz’altro, perchè l’attività di una zona sismica non si arresta mai. Le scosse possono diventare piccolissime, ma l’attività sismica rimane. L’Italia è una zona sismica, e in
più c’è una gestione del territorio non adeguata. Non c’è prevenzione e manutenzione, gli edifici spesso
non sono a norma. Specialmente nel dopoguerra si sono costruite numerose
abitazioni senza che ci fosse una normativa antisismica specifica. Le prime
norme risalgono agli anni ‘70 e una versione definitiva si è avuta nel 2009. Non c’è una vera
cultura per affrontare questi problemi, nè una politica per ridurre i rischi
legati all’attività sismica attraverso la sostituzione, ristrutturazione e
manutenzione degli edifici. Sono cose che abbiamo detto tante volte, ormai
acquisite. Ma in ogni caso, dobbiamo aspettarci che le scosse continueranno
anche i prossimi giorni ”.
Come volevasi dimostrare. Incrociamo le dita!