Che fastidio quella frase: "le mani svelano l’età di una donna". E se non sono le mani, allora è il collo. O il décolleté. O quelle piccole rughe attorno agli occhi. Insomma, qualcosa che, in un modo o nell’altro, "rivela". Come se l’età fosse un segreto da tenere ben nascosto. Come se la cosa peggiore fosse proprio quella: che si sappia quanti anni abbiamo.
Ma perché? Perché dovremmo vergognarci del tempo che abbiamo vissuto? Da quando una pelle levigata conta più della gentilezza? Perché le rughe fanno più paura dell’ignoranza? E i capelli bianchi sono considerati peggiori della cattiveria?
Ogni segno sul mio volto è il ricordo di un istante vissuto. Un’emozione vera. C’è una risata fatta con l’anima. Una lacrima che ho lasciato scivolare in silenzio. Una notte insonne passata per amore, per un figlio o per un libro che mi teneva sveglia.
E tutto questo... sono io.
Strano, però: un uomo con i capelli grigi è "affascinante". Una donna con la stessa età, invece, diventa “trascurata”. Le mani tremanti di un nonno ci commuovono. Quelle di una donna? "La tradiscono".
Io non voglio nascondermi. Non voglio essere "eternamente giovane". Voglio essere autentica. Viva. Una donna che ha avuto la sua giovinezza, i suoi sbagli, i suoi amori e le sue paure.
E una storia. Una storia che non va nascosta. Va raccontata. Con fierezza.
Perché ogni ruga è un capitolo. Ogni capello bianco è una poesia. E ogni segno del tempo è una medaglia invisibile che ci dice: sei viva. E sei vera.
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